LA DONNA UCCELLO
Recensione a cura di Francesca
La vendetta degli dei. Da tragedia a show comico

Cari viaggiatori oggi vorrei che provaste ad immaginare di spalancare le finestre in una splendida giornata di sole, ma davanti ai vostri occhi nessun paesaggio, solo sbarre; viaggiatori, benvenuti nel mondo de La donna uccello.


Un libro illustrato che ha il sapore di una favola senza colori.

Il grigio è una triste coperta opprimente che non scalda, blocca ogni movimento.

Preparatevi ad immergervi nella tristezza piatta, silenziosa, senza sfumature.

Preparatevi a guardare il mondo con gli occhi della principessa che trascorre la sua vita dentro una gabbia.


Se le sbarre sono reali o solo limiti immaginari che costringono a non andare oltre con lo sguardo, non ha importanza.


Gli occhi di chi vive nella gabbia perfetta diventano incapaci di percepire il sole che illumina la pelle, la gioia di un colore.

Allora il grigio diventa l’abito quotidiano, il pensiero unico e costante, l’illusione della perfezione.

Giorno dopo giorno, la principessa cresce senza un sorriso, tutto è piatto e uniforme, tutto attorno a se è freddo ed inespressivo.
Non ha nome ma soltanto un ruolo, non ha mai assaporato la libertà eppure è seme di donna, è seme di uccello.

E’ tutto ciò di prezioso e delicato a cui si può far male.
E’ tutti i no di una vita.
E’ tutte le armature grigie che ha dovuto indossare per smettere di sentire dolore.

Il grigio penetra attraverso le narici ed invade il corpo, il grigio si nutre di paura succhiando ogni barlume di gioia.
La donna principessa non ricorda più, non sente più, è un involucro vuoto che si consola cantando attraverso le sbarre.


Accade qualcosa però, un fremito, un ricordo, un artiglio d’identità che squarcia la nebbia.

La torre più alta si incrina, la gabbia cade e si rompe, la donna uccello prende coscienza delle sue ali le spalanca, spicca il volo e inizia la sua danza, inizia la sua vita.


E’ forte la donna uccello, nessuno la può fermare, ci proveranno mille volte a legarla, spuntarle le ali, rimetterla in gabbia, impedirle di cantare, ma non ci riusciranno più perchè ora la donna uccello mira verso il cielo e potete starne certi, lo raggiungerà!


E’ una danza di morte e rinascita la sua, ma più di ogni altra cosa è il battito d’ali di chi ha spezzato la catena dell’oppressione.
Un capolavoro illustrato da David Alvarez e scritto da Ethel Batista, duro, freddo e tristemente reale.

Un libro che arriva pesante come un macigno all’approssimarsi della giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Lo fa senza tanti discorsi, ma con immagini che raccontano il silenzioso dolore di tante donne costrette ad una vita già decisa da altri.
E’ soltanto il racconto di una principessa nel suo grigio castello, in apparenza, ma quelle ali che si spalancano dopo una vita di tristezza e privazione, sono le ali di tante donne che cercano il proprio spazio per poterle spalancare e librarsi in volo.


Diventare La donna uccello per se stessa e per tutte le figlie a cui le ali sono state spezzate.


Un giorno una donna saggia mi disse che ci sono molti modi per subire violenza, non sempre sono fatti di abusi fisici, a volte bastano tanti NO portati avanti nel tempo per dimenticare di avere le ali.

Per leggere la trama clicca qui

2 Commenti

  1. Cristina Barberis

    Tutte noi siamo donne uccello ogni volta che i NO urlati o detti a voce piana contro di noi, la nostra creatività, la nostra volontà di espressione, il nostro bisogno di valorizzarci, detti contro la nostra autodeterminazione ci spingono nel fondo, nel buio, ci annichiliscono. Ci fanno dimenticare chi siamo. Senza riuscire a conoscerci. Sembra un libro duro ma necessario. Grazie per la recensione.

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    • Francesca

      Cristina grazie a te e alle tue parole.

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