Demon Copperhead, un fiume in piena di fascino

Demon Copperhead, un fiume in piena di fascino

Demon Copperhead ha rubato il mio cuore nell’istante in cui i miei occhi si sono posati sulla copertina, composta da una miriade di simboli che raccontano la vita del protagonista.

La narrazione inizia così:

“Prima di tutto, sono nato. C’era una discreta folla ad assistere all’evento e, come sempre, è tutto quello che ha fatto: il grosso del lavoro è toccato a me, dato che mia madre era così per dire fuori combattimento.”

E sono bastate poche parole per accendere in me una curiosità divorante.

Dovevo sapere, capire come si sarebbe sviluppata la vita di Demon, quali sfide avrebbe incontrato, quali conquiste e quali sofferenze avrebbe attraversato.

A lettura conclusa mi sono resa conto che raccontare un romanzo così corposo, così denso di dettagli e di umanità non sarebbe stato facile.

Per definire questo libro userei un’espressione: un fiume in piena.

Seicentocinquantuno pagine che ti fanno immergere profondamente nel mondo di Demon, una discesa in apnea che in più momenti mi ha costretto a fare delle pause per riuscire a gestire le emozioni che stavo provando.

Demon Copperhead è un moderno David Copperfield.

Nato in un contesto americano familiare e sociale di degrado, un ragazzo alla disperata ricerca del suo posto nel mondo.

“Mi riempio come una ciotola sotto un rubinetto che gocciola. Mi riempio d’odio mentre aspetto che quell’uomo passi.”

Avrei voluto tanto abbracciare Demon, incoraggiarlo a non mollare, spronarlo a reagire come fosse stato un caro amico.

“Mamma mi stava assegnando il super potere di tenere lei sobria e la nostra famiglia in riga. Un peso mica da poco.”

La narrazione è gestita egregiamente da una scrittura degna da premio Pulitzer.

Una scrittura sapiente, coinvolgente, capace di instaurare già dall’incipit un feeling con il lettore.

Quali tematiche affronta ?

Demon Copperhead affronta tematiche di denuncia molto delicate come la tossicodipendenza, i servizi sociali, le famiglie affidatarie e lo fa con il giusto equilibrio, intrecciandole alla trama senza mai appesantire.

Attorno alla figura di Demon ruota un universo di personaggi estremamente realistici, generosi, cinici, sbandati, divertenti, falliti, sfortunati.

“Per un attimo la luna ci ha sorriso dalla finestra e ci ha detto che il mondo ci apparteneva. Perché tutti gli adulti se n’erano andati chissà dove e avevano lasciato ogni cosa in mano nostra.”

Vorrei fare un plauso all’autrice per aver dato profondità, voce e spazio a tutti i personaggi, principali e secondari: il loro essere così umani, nel bene e nel male è la forza del romanzo.

Qualche lettore avrebbe preferito che Demon Copperhead fosse sfrondato di un centinaio di pagine, ma io mi permetto di dissentire, perché quando un racconto è così bello ed è scritto così bene, ogni singola pagina diventa preziosa.

L’unico pericolo, una volta conclusa la lettura è di non riuscire a superare il coinvolgimento emotivo e trovare una storia che sia all’altezza di un tale capolavoro.

Vuoi conoscere la trama di Demon Copperhead? Schiaccia la parola link

Leggi le nostre recensioni Neri pozza

Una minima infelicità di Carmen Verde

Elisabetta di York. L’ultima rosa bianca di Alison Weir

Guida il tuo carro sulle ossa dei morti. Noir e la desolazione dell’indifferenza umana

Guida il tuo carro sulle ossa dei morti. Noir e la desolazione dell’indifferenza umana

Guida il tuo carro sulle ossa dei morti è un libro che, forse, non avrei mai letto se non fosse stata per una delle ragazze che lavora nella libreria dove vado.

Olga Tokarczuk è una delle scrittrici polacche più amate, vincitrice di numerosi premi tra cui spicca il premio Nobel per la letteratura nel 2018, eppure io non la conoscevo affatto.

Lo so, dovrei essere più sul pezzo ma non posso essere ovunque.

Guida il tuo carro sulle ossa dei morti: già solo il titolo è esplosivo per la mia immaginazione.

La prima cosa a cui ho pensato è la mitologia celtica.

Una Morrigan che con il suo carro da battaglia è pronta a consumare la vendetta per i torti contro il suo popolo.

Invece ho scoperto che è William Blake che ha ispirato il titolo di questo libro.

Anche in merito alla letteratura inglese dovrei essere più sul pezzo, per fortuna le lacune possono venire colmate da altre persone che consigliano libri agli altri.

Non ho sbagliato di molto, la Vendetta centra eccome.

William Blake è una presenza costante in questo libro.

La protagonista Janina Duszejko, tra le sue molte occupazioni, aiuta un suo ex allievo nella traduzione in polacco dell’opera di Blake.

La prima cosa che mi ha colpito è la desolazione del paesaggio. Un francobollo di natura quasi disabitata, dai paesaggi sconfinati ma in cui, essenzialmente, se un albero cade nessuno lo sente.

Tutti tranne la signora Duszejko.

Guida il tuo carro sulle ossa dei morti è anche una storia di desolazione.

Non una desolazione fisica ma morale.

Una delle scene del libro mi ha trasportato in un dialogo di un film che amo molto che è Donnie Darko.

Anche lì si parla di fatalità della vita ma quello che mi riporta al libro in questione è quando la professoressa spiega come CELLAR DOOR sia una delle espressioni più belle e vere della letteratura.

Di sicuro, l’intimità della cantina ha molto da narrare in questo libro anche se ci entrerete solo poche volte.

Nel silenzio della neve e delle tempeste notturne, vengono consumati degli omicidi.

La signora Duszejko lo sa, sono OMICIDI non incidenti ed è sicura di avere le risposte che la polizia ignora: sono gli animali ad uccidere.

Un branco di cerve.

E anche sulla mitologia del cervo vendicatore si potrebbe dire molto di più ma non è questo il luogo e non credo sia importante parlarne in questa sede.

Inoltre Duszejko è convinta che il vero motivo delle morti, se ovviamente si esclude che in giro c’è un assassino, è scritto nell’oroscopo delle vittime.

Se una signora piuttosto bizzarra venisse da voi dicendo che sono le cerve ad uccidere, gli credereste?

Ecco, quindi potete immaginare la faccia e l’atteggiamento della polizia alle accuse lanciate dalla signora.

Di norma, un libro come Guida il tuo carro sulle ossa dei morti non è nel mio genere di lettura.

Non capivo perché la mia libraia me lo avesse consigliato, eppure mi conosce.

Forse lei mi conosce meglio di quanto credo.

C’era qualcosa che dovevo scoprire.

Questo è un libro che parla di solitudine, di ingiustizia, di sbilanciamento e del rapporto con il diverso.

È una storia che, sotto la coltre innevata della signora stramba con le buste della spesa che si aggira tre le case vuote del vicinato, nasconde porte di abissi.

Ma gli omicidi?

Ve l’ho detto, sono le cerve che uccidono per vendetta.

Sta a voi scoprire come, no?

Guida il tuo carro sulle ossa dei morti è un romanzo che non ha bisogno di raccontare attraverso la storia.

È un romanzo che parla tra la punteggiatura, tra le sospensioni di una scrittura morbida e dalle fosche tinte noir.

Un libro morbido come la neve e letale come una tagliola per volpi.

Guida il tuo carro sulle ossa dei morti

Volete conoscere la trama di Guida il tuo carro sulle ossa dei morti? cliccate la parola LINK

Le ultime recensioni?

Afrodite

Il senso dell’Alligatore

“Ritengo che ciascuno di noi veda gli altri Uomini alla sua maniera, quindi abbiamo il diritto di dare loro il nome che riteniamo più adatto e appropriato. Proprio così, abbiamo un sacco di nomi. Ne abbiamo tanti per tutte le perone con vui abbiamo qualche legame.”

Povere Creature! Dalle pagine all’Oscar.

Povere Creature! Dalle pagine all’Oscar.

Ho letto Povere Creature! di Alasdair Gray e, ad un certo punto, la povera creatura ero io.

Fin da subito ho capito che la lettura sarebbe stata una piacevole scoperta e che il libro mi sarebbe piaciuto.

Una scrittura ironica, guizzante, mai noiosa.

Mi è capitato di leggere le pagine di Povere Creature! anche in momenti in cui ero sfinita e la carica narrativa di questo libro mi ha resa felice di aver sottratto qualche minuto al sonno incipiente.

Povere Creature! è un capolavoro.

Ho sbagliato, all’inizio della lettura, a credere che fosse un romanzo gotico.

Ho sbagliato a credere di leggere la versione di Gray del romanzo di Mary Shelley.

La vera questione che riguarda Povere Creature!, se proprio dobbiamo trovare un punto di partenza nella letteratura passata , è da ricercare in Pirandello: Così è se vi pare.

A dispetto della realtà e dell’oggettività, a dispetto di ciò che è normale, c’è una storia e dire chi sta fornendo una versione errata è davvero difficile.

Ma, in fondo, chi può dire di conoscere la verità assoluta quando si sta affrontando un gioco di specchi?

Ho iniziato Povere Creature! e ho pensato di essere coinvolta in un’atmosfera fantozziana.

Sì, sembra tutto così fuori dai binari che suscita l’ilarità del lettore.

È tutto così ilare che si perde il punto del discorso: non c’è proprio nulla da ridere.

Bella è ingenua e totalmente libera di essere chi vuole essere.

Ma è davvero così? Dipende a quale versione della storia decidete di dare credito.

Non posso dare troppe informazioni, anche se immagino che tra i lettori ci sia chi ha già visto il film al cinema.

Io non l’ho visto e non chiedo di sapere come il regista ha deciso di raccontarmi la sua versione, quindi non vi dirò cose che dovrete scoprire leggendo questo libro.

Povere Creature!
Emma Stone interpreta Bella Baxter. Immagine dal web

Diversi sono i temi che si nascondono tra un cenno a Frankenstein e uno al Grand Tour vittoriano (anche se è davvero fuori dai canoni ed è una donna libera ad effettuarlo).

Le situazioni spesso sono talmente assurde che si perde sempre il fuoco del discorso: non c’è nulla da ridere, non importa quale sia la versione della verità che scegliete.

Questa storia parla di Povere Creature! ma non si sta parlando di denaro.

Anche quando tutto sfolgora è nella crepa di un sorriso che si cela la povertà, è nella fama di un regno che si scopre cosa non funziona, è nella osannata società di una Gran Bretagna all’apice del suo fulgore che non si può voltarsi a guardare altrove.

Anche se tutto è al massimo dello splendore bisogna ricordarsi che si è tutti uguali nel privato della propria esistenza.

Anche coloro che sono pronti a scagliare pietre, anche coloro che vengono lapidati.

La povera creatura sono io che credevo di poter ingabbiare questo libro in una categoria.

La povera creatura sono sempre io che sono caduta nel tranello dell’autore e mi stavo facendo trascinare da esperienze letterarie e sociali pregresse.

La povera creatura sono io che non ho ancora avuto tempo di ammirare la pellicola di cui Emma Stone è riconosciuta come indiscussa stella.

Normalmente rifuggo dai testi di cui troppo si parla ma se Yorgos Lanthimos non avesse proposto la sua visione e questa non avesse vinto numerosi premi, probabilmente, non avrei mai colto la possibilità di avventurarmi in questo libro.

Così è, se vi pare. intitolava l’opera teatrale.

Ci sarà anche la verità sullo svolgimento di questa intricata vicenda ma il punto è che la sterilità di una versione unanime non importa.

Volere conoscere la trama di Povere Creature!? Cliccate la parola LINK

Volete Leggere qualcos’altro?

Il Ladro di Scarabei

Moby Dick

“Gesù era sconvolto dall’universale crudeltà e indifferenza quanto me. Anche lui dev’essere rimasto inorridito scoprendo che doveva migliorare le persone contando solo sulle proprie forze”

il ladro di scarabei – di vanessa roggeri

il ladro di scarabei – di vanessa roggeri

Vanessa Roggeri ci trasporta nella Cagliari del 1928 con il suo straordinario romanzo Il ladro di scarabei, che cattura l’attenzione sin dalle prime righe e tiene incollati i lettori fino all’ultima pagina.

L’autrice dimostra ancora una volta la sua abilità nel tessere trame avvincenti e personaggi indimenticabili, regalando al pubblico un’esperienza letteraria che va ben oltre la semplice lettura.

La scrittura di Vanessa Roggeri è coinvolgente e piena di emozioni, e trasporta il lettore in un viaggio pieno di sorprese e riflessioni profonde.

Con Il ladro di scarabei l’autrice conferma il suo talento nel creare storie che affondano nel cuore e nella mente dei lettori, regalando loro momenti di pura magia letteraria.

Il ladro di scarabei porta il lettore in un’avventura emozionante, alla scoperta dei sogni e delle sfide di Antino e dei misteri intriganti che circondano Villa dei Punici.

Con questo romanzo, ho sentito un immediato legame.

Il personaggio di Antino mi ha coinvolto in un turbinio di emozioni contrastanti, da tenerezza a rabbia, intrattenendomi con una storia avvincente e imprevedibile.

La determinazione e la testardaggine del majolu Antino hanno mantenuto viva la mia curiosità, immergendomi totalmente nella sua ricerca di un futuro migliore a Cagliari, dove incontra l’ingegnere Italo Dejana e Cesello.

Ed è grazie a quell’incontro che Antino entra a casa Dejana per studiare in cambio di piccoli servigi come un vero majolu.

“Aveva afferrato la fortuna per la coda e per nulla al mondo se la sarebbe lasciata scappare.”

Inizia così la storia di Costantino Lua detto Antino.
Il rapporto con Cesello che definirei complesso e divertente ha reso la lettura ancora più avvincente.

Sullo sfondo, gli avvenimenti di un’Italia fascista si intrecciano ad una narrazione che esplora i legami – familiari e non – dove il conflitto tra fiducia e diffidenza rende la vita di Antino complicata, dando vita a un percorso pieno di tensione.

Il personaggio di Asmara, la figlia adottiva dell’ingegnere, ha aggiunto un ulteriore livello di mistero e fascino alla storia, tenendomi incollata alle pagine fino alla sorprendente conclusione.

Il ladro di scarabei è un romanzo che ha tutte le carte in regola per entrare nel cuore dei lettori e restarci.

Vanessa Roggeri ha dimostrato ancora una volta di essere una maestra nell’arte della narrazione, regalandoci un’opera indimenticabile e di grande valore letterario.

I LIBRI DI VANESSA ROGGERI – clicca sul titolo per andare a leggere la trama

Virdimura di Simona Lo Iacono

Virdimura di Simona Lo Iacono

Virdimura è stata una figura importante nella storia italiana e della medicina a Catania nel 1300. Prima donna medico, ha aperto la strada a molte donne e ha contribuito a infrangere le barriere in un campo tradizionalmente dominato da uomini.

Il romanzo si suddivide in tre parti, è un racconto in prima persona condotto dalla stessa Virdimura che ripercorre a ritroso tutta la sua vita, dall’infanzia fino all’età adulta, sempre in lotta per vedere riconosciuto il suo diritto ad esistere.

Ad accompagnare Virdimura nel suo viaggio troviamo dei personaggi ben caratterizzati.

A cominciare dal padre Urìa, il perno attorno al quale ruota questa vicenda e che determina il suo destino di guaritrice.

Pasquale, medico illuminato come Urìa, con grande rispetto e amore, sarà determinante nel guidarla a trovare la sua identità. Particolarmente toccante la figura di Sciabè, ultima fra gli ultimi, rappresentante della schiera di malati emarginati che Virdimura curerà durante tutta la sua vita, è il giusto sostegno che fa trovare alla protagonista la voglia di vivere nel momento più difficile.

Vengono affrontate varie tematiche, medicina, religione, pregiudizi, superstizioni, tutto inserito in un contesto sociale ebraico che animava Catania nel 1300.

Il romanzo invita alla riflessione sul ruolo femminile nell’antichità e sulle difficoltà che le donne dovevano affrontare non solo per affermarsi ma addirittura per sopravvivere e di quanto la vicenda di Virdimura sia stata un caso eccezionale.

Ma una fimmina non puote essere dutturissa.

Ho trovato la scrittura molto coinvolgente, adattata con precisione allo stile del periodo storico, estremamente dettagliata, frutto di una grande ricerca, ma comunque elegante, poetica e fortemente suggestiva.

Veniamo alle note dolenti, i punti deboli del romanzo:

  1. Pur essendo un romanzo incentrato sull’emancipazione femminile, i personaggi maschili sono preponderanti rispetto alla figura di Virdimura, la vera protagonista della storia.
  2. Uno squilibrio tra le eccessive descrizioni e le interazioni tra i personaggi (queste ultime avrebbero aumentato il coinvolgimento emotivo da parte del lettore).
  3. Qualche forzatura storica, anche se capisco che siano state funzionali alla storia.

Virdimura è un romanzo che si fa leggere con molto trasporto e suscita un interesse crescente pagina dopo pagina, merito soprattutto della prosa potente ed evocativa e del mistero che avvolge la protagonista.

La medicina non esige bravura.
Solo coraggio.

Un romanzo storico che merita di essere letto. La storia di una donna coraggiosa che sfida il suo tempo e non ha paura di lottare contro una società fondata sul patriarcato. Virdimura combatte per i suoi pazienti, soprattutto se poveri e dimenticati, e per il loro diritto a essere curati. Ammetto che sul finale qualche lacrima è scesa.

virdimura

Se volete leggere la trama cliccate qui.

Futuri Inattesi di Nicola Catellani. Appunti di fantascienza per il presente

Futuri Inattesi di Nicola Catellani. Appunti di fantascienza per il presente

La collana di cui fa parte questo volume è Memorie dal Futuro e il titolo dell’opera solista del 2023, la di cui firma è Nicola Catellani, è Futuri Inattesi.

Per chi ancora non lo sapesse, per poter far parte della collana Memorie dal Futuro è necessario essersi distinti più volte nel Trofeo RiLL.

Questa monografia di Nicola Catellani non era inattesa, anzi.

Futuri Inattesi era da me attesa anche non sapendo che sarebbe stata pubblicata.

Lo stile di Nicola, spero mi permetta di potergli dare del Tu, è camaleontico.

Non c’è Io narrante che lo metta a disagio, non esiste impostazione di linguaggio che lo intimorisca, Lui prende la penna e sferza racconti che sono intrisi di fantascienza e irrealtà a tal punto che me li vedo accadere in salotto…

Come se fossi presente anche io.

Chi non ha mai incontrato Quel signore in salotto sta mentendo e io lo so.

Il primo racconto dell’antologia è Tutto calmo, tutto lucente mi ha fatto pensare al Vangelo e non solo perché è ambientato a ridosso delle festività natalizie.

In fondo quando si parla di creature cosmiche anche il microbo spaziale più lontano è fratello del Salvatore della Cristianità, no?

Ed è bene ricordarlo, può salvarvi la vita e non solo.

Un solo atto di gentilezza può anche risollevare una vita che aveva perso il suo significato e Il fantastico Binomio dimostra che: le parole hanno un peso ma lo ha anche lo spirito con cui le si legge e le si pronuncia.

Futuri Inattesi è un ricettacolo di vita reale ambientato in un milione di mondi che non esistono ma stazionano al di là della superficie dello specchio che riflette il nostro.

Nicola che, ormai, dopo aver più volte letto i suoi racconti, è diventato come un amico ci racconta anche di un futuro che non è affatto lontano se l’umanità continua su questa china.

Quando di noi rimarrà solo un vecchio apparecchio radio che racconta le nostre storie, forse scopriremo che l’umanità avrà bisogno, di nuovo, di essere salvata dalle parole di chi non avrà paura di osare anche solo un pochino.

Futuri Inattesi non è una sorpresa che mi è piombata in mano, non è un gioco di stile da parte del suo autore e del suo curatore ma è una un insieme di presenti di cui non possiamo rinnegare l’attualità e la necessità.

Come sempre non posso fare altro che ringraziare l’associazione RiLL e tutti gli autori per queste fantastiche opere che mi onorate di poter leggere.

Futuri Inattesi

Volete sapere dove trovare Futuri Inattesi? Schiacciate la parola LINK

“… tutte le storie del mondo infondo sono contenute nelle ventisei lettere dell’alfabeto. Le lettere sono sempre le stesse, sono solo le combinazioni che cambiano. E con le stesse lettere si formano parole, con le parole frasi, con le frasi capitoli e con i capitoli storie.”