La psicologa di B.A. Paris. Un thriller di delusioni…
Recensione a cura di Altea
La vendetta degli dei. Da tragedia a show comico

Qualche tempo fa, nell’arsura estiva, ho deciso di intraprendere una lettura leggera. Io, che non credo nei libri “da spiaggia” o che i libri di questa fittizia categoria siano per forza gialli, ho letto un thriller per rendermi lieve il passaggio attraverso la canicola: La psicologa di B.A. Paris edito per Casa Editrice Nord nel 2022.

Eravamo tre a leggere. Io e le mie due amiche (le conoscete sono Sara e Francesca).

Una sorta di gruppo di lettura, quindi. Una di noi (non vi dico chi perché siete in grado di scoprirlo da soli) ha scelto il libro e le atre due si sono lanciate tra le pagine.

Non so cosa scriverebbero loro in merito ma la copertina piaceva a tutte e la sinossi ci aveva intrigate.
Vi parlerò della mia esperienza con questo libro ma vi dirò il voto del gruppo di lettura solo al termine della mia opinione.

Cosa raccontarvi de La Psicologa?

È ambientato a Londra in uno di quei quartieri residenziali dove tutte le case sono uguali.

Avete presente il genere? Un enorme cancello comune con ingresso sorvegliato, tecnicamente nessun altro punto di accesso, villette a schiera concepite secondo un unico progetto e proiettate verso un solo punto focale.

Io sempre adorato questi comprensori e, dal punto di vista teorico, la loro struttura ne garantisce sicurezza ed esclusività. Questi parametri, in situazioni normali, comportano che il prezzo di una casa al suo interno abbia un costo piuttosto elevato che non tutti si possono permettere.

Ma, a volte, la fortuna si volta dalla parte di coloro che la rincorrono.

Una delle case è disponibile ad un prezzo stracciato e Leo, il compagno della vittima, decide di comprarla.
Qui, devo fare un piccolo appunto. Nella sinossi, ovvero la trama, troverete che è Alice ad accaparrarsi la villetta. La nostra protagonista da sola non è in grado di fare quasi nulla.

Lei non si sarebbe trasferita in quella casa se avesse saputo cosa si nascondeva dietro a questa occasione così ghiotta.

Leo si dimentica, in maniera piuttosto opportuna, di spiegare il motivo per cui l’alloggio ha un costo così contenuto: al suo interno è stata uccisa una donna. Ovvero, la psicologa del titolo del libro.

La psicologa

La donna assassinata era La psicologa del titolo? No, Sì, non esattamente.

Anche qui la presentazione del libro è illusoria. Potrebbe essere stata scritta da Leo ma noi lettori non siamo Alice e sentirci presi per i fondelli non ci piace un granché ma, bisogna dirlo, non piace molto nemmeno ad Alice.

Nina non era una psicologa. Era più una buona confidente, qualcuno da cui andare per risolvere un problema. qualcuno che sapeva trovare una soluzione per qualsiasi intoppo sia di tipo psicologiche che materiale.

Quindi, di cosa parlano le pagine de La psicologa, alla fine dei conti?

Alice e Leo si trasferiscono nel nuovo ed esclusivo comprensorio e mentre lui non ha nessun interesse nel fare amicizia con i vicini, lei sente che la sua missione sia quella di essere ben voluta dagli altri abitanti di quel piccolo mondo.

Le sue insicurezze, invece di rafforzare il suo personaggio, la rendono una sciocca petulante.

Non contenta di questo risultato già dalle primissime pagine, B. A. Paris inserisce un trauma familiare nella vita della sua protagonista. Come se bastasse a giustificare tutto.

Nina, la non psicologa uccisa nella sua casa, ha lo stesso nome della sorella deceduta di Alice.

Questo porta la donna, non solo a diventare totalmente irragionevole in situazioni che una persona normale avrebbe gestito con un’alzata di spalle e una tenda chiusa, ma anche a mettersi in pericolo nel tentativo di risolvere i suoi problemi di coppia.

Non felice, l’autrice aggiunge il senso di colpa alla sua protagonista. Come in ogni situazione simile già vista, Alice si addossa la colpa dell’avvenimento che ha ucciso sua sorella e i suoi genitori.

Ne è colpevole? Non è questo il punto ma l’immaturità di questo personaggio nonostante quello che le è accaduto.

Alice crede a tutto quello che le viene detto, si sente vittima di chiunque non la ami e non ha una personalità. Questa è la realtà.

Questo tipo di personaggio rende La psicologa un libro brutto?

No, non se il thriller millantato dalla trama fosse risultato credibile ma non è quello che è accaduto.

Il thriller in realtà non esiste.

La tensione non si avverte nemmeno per sbaglio.

La comunità del The Circle è formata da adulti con la maturità tipica dei liceali, le situazioni create dall’autrice hanno lo spessore della carta velina.

Che ne è del pericolo?

Solo la scala di priorità insulse di Alice non la rende consapevole di quello che sta accadendo e del pericolo in cui si sta infilando.

Se solo non si fosse concentrata su le banalità della sua vita si sarebbe accorta che solo lei è causa del suo male.

Tutta la narrazione si basa su cliché che non sono in grado di convincere nessuno, figuriamoci gli amanti dei thriller.

A partire da The Circle, dai vicini, dal trauma, non c’è una sola situazione che non sia già stata più che sfruttata in combinazione da altre storie e per di più nulla è stato reso con un originalità tale da rendere appetibile questo prodotto della letteratura.

La sensazione è che la donna sacrificata per iniziare a scrivere il libro sia stata uccisa senza motivo.

Come è andata la lettura de La psicologa nel nostro gruppo lettura?

Ora ve lo posso confessare: noi tre amiche, con generi letterari di preferenza differenti, abbiamo avuto tre reazioni dissimili alla lettura di queste pagine.

Due di noi hanno continuato a leggere solo per vedere se Alice finiva uccisa.

L’altra ha smesso al terzo capitolo… e lei era quella che aveva proposto il libro.

No, non ci siamo proprio.

Volete leggere la trama di questo libro? Beh, schiacciate sulla parola Link!

Lo riconosco subito, anche se è girato verso la piazza. L’istinto mi spinge a richiudere immediatamente la porta, ma non così in fretta da non vedere la sua sorpresa quando si volta verso di me. Faccio un passo indietro, col cuore che batte all’impazzata. Perché è tornato?

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