Le meduse non hanno orecchie, edito Piemme, è un romanzo che mi ha coinvolta tanto.
Louise, la protagonista di questa storia è nata sorda da un orecchio e con l’altro sente ben poco.
Trent’anni trascorsi a cercare di vivere una vita normale, fingendo di aver compreso tutto nelle conversazioni di tutti i giorni, quando invece le viene molto difficile percepire alcuni suoni.
Posso dirvi che questa condizione ti logora a lungo andare e ve lo dico perché anche io ho una riduzione dell’udito, specialmente da un orecchio dal quale sento pochissimo.
Leggere il suo viaggio attraverso una condizione in bilico tra l’essere considerata a tutti gli effetti sorda mi ha toccato nel profondo, facendomi sentire compresa e meno sola.
Louise si trova a dover spiegare a chi la circonda quanto sia difficile e complicata la sua vita. Non essere del tutto partecipe nelle conversazioni a causa di una condizione che ti sei ritrovata a vivere è stressante.
Vieni compatito, passi per bugiarda e superficiale, e tantissime altre cose ma raramente si comprende che si tratta di una malattia che rende invalidi.
La vita di una persona invalida è complicata e ci vorrebbe più delicatezza.
L’esclusione non è la via più semplice ma quella più vigliacca.
Ciò che l’autrice racconta in Le meduse non hanno orecchie è la quotidianità, la vita reale, l’approccio verso una condizione in grado di portarti verso il silenzio e rischia di spegnerti.
Questo romanzo è speciale.
Dona speranza e ci apre gli occhi verso ciò che di bello può portare un cambiamento anche se non lo abbiamo scelto noi.
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Orfana.
Sì, era proprio questo che avevo sempre provato, la sensazione di non appartenere a nessun mondo.
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