L’apparizione. Il miracolo è guardare col cuore.

L’apparizione. Il miracolo è guardare col cuore.

Oggi miei cari viaggiatori, vi accompagno in un viaggio in Bretagna, ma non a cuor leggero, poiché ciò di cui vi voglio parlare è dell’Apparizione, scritto da Victoria Mas.

Vengo colta da uno strisciante scetticismo ogni volta che ho davanti un libro che tocca argomenti di questa portata.
La prima sensazione è quella di avere in mano un delicato e fragile oggetto che il mio stesso pensiero potrebbe incrinare.

La seconda è quella di venire travolta da una serie di emozioni che spesso fatico ad esternare, innalzando il muro del raziocinio, ma la marea in questo caso mi ha travolta.

L’apparizione ci parla di soprannaturale, nella forma di apparizioni mariane, lo fa con delicatezza e semplicità, nella piena consapevolezza della fragilità dell’argomento.


Isaac non reagiva.

Immobile,con le braccia lungo i corpo,

sembrava fissare un punto preciso nel cielo.

Come si affronta un evento di tale portata che distrugge ogni ancora e ci lascia nella deriva spirituale?


Victoria Mas non ci vuole convincere di niente. Ci accompagna davanti all’apparizione come la più silenziosa delle guide, ci racconta i fatti e poi sta a noi decidere quale emozione ascoltare.

Ho sentito l’inevitabile spirito di adattamento che devono aver vissuto i personaggi.
Credere per fede o attendere i fatti. Ascoltare il cuore, perdendosi negli occhi di un giovane che vive l’estasi dell’apparizione, o restare ancorati alla realtà nuda e cruda.

Una comunità intera si adatta e si plasma in base a questo evento che la scuote come un terremoto interiore.


La semplicità degli occhi di un ragazzo, incontra la fede incondizionata, lo scetticismo, la paura.


Si scontra anche con l’incredulità di chi si sente migliore, di chi è convinto di meritare quel dono.
La folla esige prove, si lascia contagiare dalla necessità di toccare anche ciò che è intangibile.
La folla ironizza quando non trova la via per comprendere qualcosa che è fuori dal comune, si infuria quando non è in grado di comprendere ciò che va oltre la quotidianità.


Nell’Apparizione si sottolineano i caratteri psicologici di una piccola comunità isolata.

I ruoli sociali sono molto chiari e spesso chi detiene certi poteri e si sente escluso da ciò che non gli è chiaro, tende a trascinare le folle verso la deriva del cinismo, verso la paura di ciò che non si conosce, fino a sfociare in violenza.


C’è una frase simbolica in questo libro che evidenzia un altro aspetto spesso poco preso in considerazione:

In tutta sincerità spero che quel ragazzo dica il falso (…).

Essere veggenti non è mai una buona cosa.


Un evento di tale intensità porta necessariamente ad un cambiamento che, all’interno di ogni abitante, assume mille sfaccettature differenti.

Spesso chi ha questo genere di “apparizioni” è costretto a passare nel setaccio delle opinioni altrui.

Gli scettici vorrebbero sezionarlo in laboratorio pur di trovare il fattore scatenante, i bisognosi di un miracolo personale rivendicano il loro diritto ad essere parte attiva nell’evento.
Nella sua semplicità questa frase identifica il calvario che deve vivere chi si trova in questa particolare condizione.

Dio in persona sarebbe potuto apparire in quel momento

e loro avrebbero voluto vedere di più, si,

avere più prove, più concretezza:

era dal tempo di Abramo che gli uomini non si accontentavano mai.


L’apparizione ci lascia liberi di scegliere la chiave di lettura che più si avvicina al nostro sentire, avvicinandoci agli abitanti dell’isola e presentandoli nella loro umanità e fragilità.

L’analisi di suor Anne, delle sue aspettative e della sua reticenza sorprendono e lasciano senza fiato.

Alla fine aveva capito che si può peccare anche solo aspettandosi qualcosa.


Dopo Il ballo delle pazze, le aspettative verso il nuovo libro di Victoria Mas erano davvero le più disparate,ma l’autrice è riuscita a sorprendermi totalmente.
Nella sua semplicità L’apparizione è un libro dalle mille sfumature, un piccolo, prezioso gioiello.

Leggi la trama

“Sei coraggioso ad accettare l’ignoto”

“E’ lì che troviamo noi stessi credo”