L’ultimo Mago. Il grande Gustavo Rol

L’ultimo Mago. Il grande Gustavo Rol

Quando romanzi come questo vedono la luce, miei cari viaggiatori, apro la porta a ricordi che non mi appartengono, ed entro nel salotto di un uomo che ho inseguito col cuore e l’anima per tutta la vita : l’ultimo mago.

Ho letto e ascoltato tanto su Gustavo Rol, fin da quando si è iniziato a scrivere di lui e a registrare la sua voce. Poi è calato il sipario dell’interesse pubblico e per un po’ di tempo, il silenzio ha nascosto al mondo intero la luce e l’eleganza che quest’uomo sapeva abilmente trasmettere.

A dire il vero però, oltre alla semplice conoscenza delle gesta de l’ultimo mago, la vita mi ha donato dei momenti in cui la sua presenza e il suo ricordo sono stati per me una forte spinta ad andare avanti.

Nel 2021 mi sono ritrovata a soggiornare obbligatoriamente a casa di una splendida donna che, con gentilezza e tanto amore si è presa cura di me durante una lunga degenza. Fu un periodo particolarmente difficile, non ero abituata ai piccoli spazi, al traffico e ai ritmi della città, lontana dalla famiglia e dai miei figli.
Il giorno stesso in cui il tampone è risultato negativo mi sono recata nel boschetto più vicino, il parco del Valentino, perché il mio corpo aveva necessariamente bisogno di linfa, di camminare sulle foglie secche, di guardare l’acqua scorrere.

La sera lungo la strada per rientrare, ricordo che il mio sguardo è stato attratto da qualcosa, come una calamita. Fisso un punto ben preciso e scruto le imposte di un appartamento nascosto dai rampicanti. Con sorpresa la mia amica mi dice che quella è la casa di Rol ed io finalmente, dopo ventuno giorni di tensioni e paure, mi sono sentita al sicuro.

Francesca Diotallevi riporta alla luce il ricordo di Gustavo Rol con L’ultimo mago. Lo spolvera amorevolmente come avrebbe fatto lui con i suoi amati oggetti di antiquariato, per consegnare a questo mondo la storia di un uomo unico che è stato amato, seguito e solo parzialmente compreso.

Si può parlare di magia e spiritismo senza necessariamente appartenere al carrozzone di personaggi pittoreschi che spingono pur di raccontarci la loro grande verità.

La conoscenza è anche discrezione e l’ultimo mago ha preferito condividere con una ristretta cerchia di persone il suo sapere. Un gruppo di persone che ovviamente, rimaneva strabiliata e sconvolta dalle sue capacità.

L’ultimo mago è scritto con toni eleganti e sobri, proprio come il personaggio di cui si parla, quasi come se l’autrice volesse accompagnaci dentro la sua vita seguendo questo filo conduttore.

Una scelta di buon gusto a mio parere, in grado di accentuare ancora di più l’eleganza del dottor Rol.

Attorno a questo filo si intrecciano storie d’amore tormentate, traumi di guerra e amicizie dal sapore antico. come piccoli gioielli che ruotano attorno alla vita del L’ultimo mago.

Gustavo Rol con tocchi leggeri e con estrema discrezione, si fa tramite di messaggi che, in qualche modo sciolgono i nodi dei tormenti d’amore, placando le tempeste interiori.

Ad accogliere la vita di un uomo tanto singolare c’è una città che, ancora oggi nasconde tanti segreti. Meravigliosa Torino, che ci accoglie fra le braccia della Grande Madre, grande polmone millenario di storia. Una città che sa raccontare ed ispirare, in grado di rimanere immobile mentre il tempo scorre inesorabile.

Dentro questa splendida corona che è Torino si incastona perfettamente Gustavo Rol che nell’attimo della sua vita, ha compreso e afferrato misteri la cui essenza sfugge alla maggioranza.

L’ultimo mago è poesia e alchimia insieme, è destrezza narrativa, un’opera d’arte che soltanto una grande scrittrice poteva comporre.

Questo romanzo segna per me una nuova partenza, dopo un lungo silenzio. Forse non è un caso che anche questa volta la presenza dell’ultimo mago sia stata discreta ma decisiva nell’indicarmi la direzione. Finalmente riprendo a leggere, finalmente mi concedo di parlare di magia usando le parole che amo, ora lascio che sia.

L'ultimo mago

Leggi la trama dell’Ultimo Mago

Le ultime recensioni Neri Pozza

Una minima infelicità Carmen Verde

Demon Copperhead di Barbara Kingsolver

Non sono un uomo,

sono un’ombra

che fugge tutto e se stessa.

Demon Copperhead, un fiume in piena di fascino

Demon Copperhead, un fiume in piena di fascino

Demon Copperhead ha rubato il mio cuore nell’istante in cui i miei occhi si sono posati sulla copertina, composta da una miriade di simboli che raccontano la vita del protagonista.

La narrazione inizia così:

“Prima di tutto, sono nato. C’era una discreta folla ad assistere all’evento e, come sempre, è tutto quello che ha fatto: il grosso del lavoro è toccato a me, dato che mia madre era così per dire fuori combattimento.”

E sono bastate poche parole per accendere in me una curiosità divorante.

Dovevo sapere, capire come si sarebbe sviluppata la vita di Demon, quali sfide avrebbe incontrato, quali conquiste e quali sofferenze avrebbe attraversato.

A lettura conclusa mi sono resa conto che raccontare un romanzo così corposo, così denso di dettagli e di umanità non sarebbe stato facile.

Per definire questo libro userei un’espressione: un fiume in piena.

Seicentocinquantuno pagine che ti fanno immergere profondamente nel mondo di Demon, una discesa in apnea che in più momenti mi ha costretto a fare delle pause per riuscire a gestire le emozioni che stavo provando.

Demon Copperhead è un moderno David Copperfield.

Nato in un contesto americano familiare e sociale di degrado, un ragazzo alla disperata ricerca del suo posto nel mondo.

“Mi riempio come una ciotola sotto un rubinetto che gocciola. Mi riempio d’odio mentre aspetto che quell’uomo passi.”

Avrei voluto tanto abbracciare Demon, incoraggiarlo a non mollare, spronarlo a reagire come fosse stato un caro amico.

“Mamma mi stava assegnando il super potere di tenere lei sobria e la nostra famiglia in riga. Un peso mica da poco.”

La narrazione è gestita egregiamente da una scrittura degna da premio Pulitzer.

Una scrittura sapiente, coinvolgente, capace di instaurare già dall’incipit un feeling con il lettore.

Quali tematiche affronta ?

Demon Copperhead affronta tematiche di denuncia molto delicate come la tossicodipendenza, i servizi sociali, le famiglie affidatarie e lo fa con il giusto equilibrio, intrecciandole alla trama senza mai appesantire.

Attorno alla figura di Demon ruota un universo di personaggi estremamente realistici, generosi, cinici, sbandati, divertenti, falliti, sfortunati.

“Per un attimo la luna ci ha sorriso dalla finestra e ci ha detto che il mondo ci apparteneva. Perché tutti gli adulti se n’erano andati chissà dove e avevano lasciato ogni cosa in mano nostra.”

Vorrei fare un plauso all’autrice per aver dato profondità, voce e spazio a tutti i personaggi, principali e secondari: il loro essere così umani, nel bene e nel male è la forza del romanzo.

Qualche lettore avrebbe preferito che Demon Copperhead fosse sfrondato di un centinaio di pagine, ma io mi permetto di dissentire, perché quando un racconto è così bello ed è scritto così bene, ogni singola pagina diventa preziosa.

L’unico pericolo, una volta conclusa la lettura è di non riuscire a superare il coinvolgimento emotivo e trovare una storia che sia all’altezza di un tale capolavoro.

Vuoi conoscere la trama di Demon Copperhead? Schiaccia la parola link

Leggi le nostre recensioni Neri pozza

Una minima infelicità di Carmen Verde

Elisabetta di York. L’ultima rosa bianca di Alison Weir

Ritorno a Trelawney.

Ritorno a Trelawney.

Buongiorno viaggiatori, oggi vi parlo di Ritorno a Trelawney di Hannah Rothschild edito Neri pozza.

Avete già letto Casa Trelawney ? Vi consiglio di recuperarlo prima di leggere Ritorno a Trelawney.

Infatti cercherò di farvi un breve riepilogo per farvi comprendere meglio le vicende di quella che mi azzardo a definire un romanzo familiare.

Casa Trelawney è ambientato in Cornovaglia nel 2008, racconta tutto ciò che è accaduto in questa dimora di 800 anni che ormai sta cadendo a pezzi.

Tenere in buono stato una casa tanto grande non è semplice, soprattutto se negli anni le varie generazioni dei Trelawney hanno dilapidato il patrimonio.

E ora il conte di Trelawney deve cercare in tutti i modi di salvare il futuro del castello.

Naturalmente si presenteranno numerosi ostacoli, a partire dall’arrivo di una lettera che porterà scompiglio in questa famiglia davvero bizzarra.

Riusciranno a cavarsela? Riuscirà la nuova arrivata a casa Trelawney a riportare ordine?

Devo dire che ho molto apprezzato la figura di Jane, moglie del conte di Trelawney, soprattutto il suo cambiamento e il suo processo di emancipazione.

Ma veniamo a Ritorno a Trelawney il romanzo protagonista di questa recensione.

Ayesha Sleet, figlia illegittima del conte di Trelawney , eredita il castello e questo mette in subbuglio la famiglia Trelawney che possiamo definire molto singolare.

Ma il marito la inganna e con qualche firma le sottrae ciò che le appartiene lasciandola in cattive acque.

Sono tanti i personaggi di questo romanzo e parlare di tutti non è semplice, soprattutto perché, trattandosi di una storia familiare, il rischio spoiler è alto.

Naturalmente Ayesha non resterà a guardare mentre il marito prova a distruggere il suo futuro e quello di sua figlia.

Non mancano le tematiche attuali e importanti che riguardano la società britannica e che vengono affrontate senza risultare pesanti, inserite all’interno delle vicende dei vari personaggi in modo perfetto.

Non avevo mai letto nulla di Hannah Rothschild e devo ammettere che dopo aver divorato tutto d’un fiato i romanzi dedicati a Casa Trelawney cercherò di recuperare anche “L’improbabilità dell’amore”, pubblicato sempre da Neri Pozza.

Lo stile di scrittura dell’autrice mi ha conquistata! Ironico, pungente, in grado di travolgere con i numerosi protagonisti bizzarri che donano colore e portano allegria. Mi è mancato da parte dell’autrice un albero genealogico che mi aiutasse a orientarmi meglio in questa selva di nomi e parentele vissuti a casa Trelawney.

Letture piacevolissime che consiglio.

Se vuoi leggere la trama clicca qui

Altre recensioni Neri pozza:

Elisabetta di York. L’ultima rosa bianca.

Elisabetta di York. L’ultima rosa bianca.

Buongiorno viaggiatori, oggi vi voglio parlare di “Elisabetta di York. L’ultima rosa bianca.” di Alison Weir, edito Neri Pozza.

Elisabetta di York è nata nel 1466 a Westminster, figlia primogenita di Edoardo IV ed Elisabetta Woodville.

In quel periodo l’ Inghilterra era nel mezzo della guerra delle due rose, che vedeva appunto protagonisti i due rami della casa regnante: Lancaster e York.

La storia, nel romanzo di Alison Weir, si apre con il racconto della fuga di Elisabetta di York all’età di quattro anni, che insieme a sua madre, alle sue due sorelle più piccole, sono costrette a cercare rifugio in un santuario.

« Sveglia, Bessy! Sveglia!»

Elisabetta si mosse, destata da quel sussurro che non le era familiare, Che cosa ci faceva lì sua madre, la regina? Perché la stava scrollando?

L’autrice, come sempre, è stata in grado di farmi entrare subito nella storia e da quel momento non sono più riuscita a staccarmi.

La storia è articolata in quattro parti, ma possiamo suddividerla in un prima e un dopo:

  • Tutta la prima parte descrive i primi quindici anni di Elisabetta di York, da quando è costretta alla fuga da bambina.
  • la seconda invece racchiude il periodo dopo la morte di suo padre Edoardo IV e tutti gli intrighi di corte e la lotta per il potere che ne consegue.

Sono sempre stata affascinata da quest’epoca e ammetto di aver letto con passione tutti i romanzi di Alison Weir.

Perché? Ritengo che sia una delle poche autrici capaci di scrivere romanzi storici fedeli alla storia.

Lo fa mettendo nelle mani dei lettori storie in grado di emozionare, esaltando non solo la parte storica ma anche il lato umano dei personaggi da lei descritti. Rende viva la storia.

Questa è una delle cose che più amo quando leggo i suoi romanzi.

Consiglio la lettura di ” Elisabetta di York. L’ultima rosa bianca.” ?

Devo ammettere che dopo aver letto tutti i suoi libri, non ho trovato in Elisabetta di York la perfezione che mi avrebbe portata verso una valutazione a pieni voti.

Le descrizioni in questo caso sono state, a mio modesto parere, leggermente soverchianti, rispetto alla narrazione principale dei fatti e dei protagonisti.

L’ho percepita come un piccolo disequilibrio che comunque ha intaccato poco la grandezza dell’opera che rimane comunque poderosa.

Se vuoi leggere la trama ti basta cliccare qui

Altre recensioni Neri pozza:

Tre sorelle

Tre sorelle

Buongiorno viaggiatori, oggi vi parlo di Tre sorelle di Therese Anne Fowler, autrice che ho avuto modo si apprezzare grazie al suo precedente romanzo Un bel quartiere, editi entrambi Neri pozza.

Ho letto Tre sorelle con molto piacere, merito della scorrevolezza della storia, scritta senza risultare in alcun modo pesante, nonostante le prime pagine non proprio felici.

Quando si parla di malattia, di morte, di segreti, di famiglia, il rischio è quello di appesantire ma non è questo il caso.

L’autrice racconta le vicende di tre sorelle che ricevono dalla loro madre, in seguito alla sua morte, in eredità un cottage di famiglia e non solo quello.

Le tre sorelle si trovano a dover fare i conti con diversi segreti.

Beck, Claire e Sophie, non potrebbero essere più diverse l’una dall’altra e vi sarà impossibile non provare empatia.

Le loro stesse vite nascondono dei piccoli segreti, delle cose taciute, alcune per paura, altre per vergogna… chi di noi non nasconde qualcosa?

Un romanzo che ci spinge a non fermarci all’apparenza, a riflettere su ciò che scegliamo di fare ma soprattutto per ciò che potrebbe arrivare di conseguenza.

Una narrazione che svela i segreti pagina dopo pagina, affrontando tematiche importanti con semplicità senza mai sottovalutarne l’importanza.

Sophie è la più giovane e sembrerebbe quella con la vita più soddisfacente, ma non è così…

Claire è una cardiologa pediatrica e si è appena separata dal marito, il perché lo scoprirete leggendo, vi anticipo che c’è di mezzo un uomo ma non dico di chi si tratta.

Beck la sorella maggiore è una giornalista ed è sposata con Paul anche se non sembrerebbero proprio così innamorati.

Perché leggere Tre sorelle?

Perché è un racconto familiare perfetto per essere letto in spiaggia, una lettura da divorare, pagina dopo pagina.

Tre sorelle mette al centro i rapporti familiari e lo fa attraverso queste tre donne che cercheranno di gestire l’eredità ricevuta dalla loro madre in tutti i sensi. La morte arriva e porta scompiglio, soprattutto nelle vite di chi resta.

Therese Anne Fowler è stata in grado di raccontare il tutto con delicatezza, rendendone la lettura appassionante.

Se vuoi leggere la trama clicca qui.

Se invece vuoi recuperare una recensione bellissima di un altro libro Neri pozza, scritta dalla nostra Francesca, clicca qui e lasciati incantare da Una minima infelicità.

La vita è troppo spesso breve e disordinata, piena di complicazioni, difficoltà, tradimenti, errori. Piena di ingiustizie e perdite. E di domande. Quante domande! Le mie iniziano spesso con <<Perché?>>

A volte le risposte arrivano. A volte no.