Le meduse non hanno orecchie

Le meduse non hanno orecchie

Le meduse non hanno orecchie, edito Piemme, è un romanzo che mi ha coinvolta tanto.

Louise, la protagonista di questa storia è nata sorda da un orecchio e con l’altro sente ben poco.

Trent’anni trascorsi a cercare di vivere una vita normale, fingendo di aver compreso tutto nelle conversazioni di tutti i giorni, quando invece le viene molto difficile percepire alcuni suoni.

Posso dirvi che questa condizione ti logora a lungo andare e ve lo dico perché anche io ho una riduzione dell’udito, specialmente da un orecchio dal quale sento pochissimo.

Leggere il suo viaggio attraverso una condizione in bilico tra l’essere considerata a tutti gli effetti sorda mi ha toccato nel profondo, facendomi sentire compresa e meno sola.

Louise si trova a dover spiegare a chi la circonda quanto sia difficile e complicata la sua vita. Non essere del tutto partecipe nelle conversazioni a causa di una condizione che ti sei ritrovata a vivere è stressante.

Vieni compatito, passi per bugiarda e superficiale, e tantissime altre cose ma raramente si comprende che si tratta di una malattia che rende invalidi.

La vita di una persona invalida è complicata e ci vorrebbe più delicatezza.

L’esclusione non è la via più semplice ma quella più vigliacca.

Ciò che l’autrice racconta in Le meduse non hanno orecchie è la quotidianità, la vita reale, l’approccio verso una condizione in grado di portarti verso il silenzio e rischia di spegnerti.

Questo romanzo è speciale.

Dona speranza e ci apre gli occhi verso ciò che di bello può portare un cambiamento anche se non lo abbiamo scelto noi.

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Orfana. 

Sì, era proprio questo che avevo sempre provato, la sensazione di non appartenere a nessun mondo. 

Anime di pietra: Un thriller che parla di antropologia e psichiatria

Anime di pietra: Un thriller che parla di antropologia e psichiatria

Negli ultimi anni molti libri diventano famosi sui social network prima ancora che nelle librerie. Di solito non mi incuriosiscono perché ho una sorta di spirito da bastian contrario ma una copertina mi ha incuriosita: Anime di pietra di Lloyd Devereux Richards edito per Piemme che ringrazio per la copia.

La copertina è bellissima, mi ricorda un disegno fatto con il gesso su lastre di ardesia.

Inoltre, come spesso accade, il mio cervello l’ha associata ad un altro libro che ho amato (fidatevi, lo ha fatto senza un vero motivo apparente visto che le due hanno in comune solo l’immagine di un albero) quindi ho deciso che dovevo leggerlo.

Anime di Pietra è un Thriller.

La protagonista Christine Prusik è un’antropologa forense e si trova ad essere assegnata, con un ruolo di comando, ad un’indagine che mostra da subito qualche cosa di strano: qualche elemento dei delitti risuona come un’eco di un evento passato.

L’antropologia è una scienza affascinante e negli ultimi anni le serie tv hanno offerto numerosi esempi su cosa un antropologo esperto possa arrivare a comprendere dal solo concatenarsi di alcuni comportamenti.

Sappiamo, ormai tutti credo, dalla cronaca e dalle sempre presenti serie tv, che i serial killer spesso hanno comportamenti, ripetitivi al limite della compulsione, che poi definiscono quella che viene chiamata: Firma.

La firma dell’assassino di Anime di pietra consiste nell’inserire piccoli animali di pietra all’interno dell’esofago delle sue vittime.

Questo particolare modus operandi ricorda molto una pratica messa in atto da una popolazione indigena della Nuova Guinea.

Quando l’agente Prusik se ne rende conto Anime di pietra inizia a sembrare l’opera di un serial killer piuttosto efferato.

Quello che Christine non sa è come le due cose si colleghino e perché tutto questo viene ad incidere sul suo passato.

All’indagine su questi strani ed efferati omicidi si associa anche un’indagine psicologica su una tematica che al pubblico piace sempre moltissimo ma che non vi rivelo per non rovinarvi il libro.

Chi mi conosce sa che con i Thriller io ho un rapporto scostante.

Di solito non è un genere che apprezzo. Alcuni mi sorprendono, però.

Anime di pietra lo ha fatto? Nel complesso è stato molto interessante e piacevole ma qualcosa non mi ha proprio convinta, anche se mi rendo conto che quello che non ha fatto impazzire me deve, per forza di cose perché io non sono il giudizio del mondo, essere molto piaciuto ad altri.

Anime di pietra è un buon thriller, ne ha tutti gli elementi e la lettura è scorrevole.

La storia narrata tiene in tensione il lettore anche se non posso dire che la trama sia la più originale che abbia mai visto, però ci sono spunti piuttosto interessanti che stimolano il lettore a volerne sapere di più, o almeno lo hanno fatto con me.

Cosa invece non mi ha convinto?

Ormai siamo abituati ad una sorta di necessità nell’avere un protagonista femminile e non c’è nulla di male in questo, ognuno sceglie il protagonista che desidera.

Se la storia regge lo fa anche se il protagonista è una capra ma è davvero sempre necessario inserire la romance tra i protagonisti? Un’agente donna non può essere brava, professionale e risolvere i crimini senza per forza dover avere problematiche di cuore?

In fondo la nostra Christine di problemi ne ha più che a sufficienza senza per forza dover annettere anche il teorema della donna in carriera che però ha bisogno di essere “salvata”, no?

Questo particolare elemento è stato l’unico che ha stonato nella mia percezione del romanzo. Perché il libro, come vi ho detto è piacevole, ben scritto e offre dei bellissimi spunti di approfondimento culturale per chi fosse interessato.

Anime di pietra

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“Dopo aver mangiato gli organi interni delle persone assassinate, il feroce clan degli altipiani della Nuova Guinea depositava i talismani di pietra nei corpi delle vittime.”

Il libro di Eva. La conoscenza è il seme della Verde Madre

Il libro di Eva. La conoscenza è il seme della Verde Madre

Trovare le parole giuste, quando un libro riesce a trascinare nell’intima e sacra profondità umana non è compito facile: Il libro di Eva.

Ci sono viaggi e viaggi, spesso le brusche virate e i cambiamenti di rotta a cui può condurre una storia, mi lasciano priva dell’equilibrio che consente di tenere i piedi ben ancorati a terra.

Le vertigini della consapevolezza sono pericolose e necessarie, ma spesso mi spingono a parlare di emozioni e sensazioni, più che di storie.

E sono ancora stordita da questo libro che ho finito di leggere diverse settimane fa, ma alle volte il seme per germogliare ha bisogno del momento e delle condizioni giuste.

Capita allora che svariate centinaia di pagine costituiscano il fulcro centrale di pensieri insonni e di dialoghi intimi. Frasi condivise soltanto con chi può veramente comprendere l’essenza. Con le poche persone che hanno sentito il peso della privazione della libertà sulle proprie spalle.

Suor Beatrice conosce bene il significato di queste ultime parole.

Le porte del convento per lei, come per molte altre, si sono aperte per necessità più che per vocazione. Le regole e i sacrifici per il culto del Padre però non sfiniscono la sua mente che oltrepassa le mura.

La libertà ha per molte donne il profumo della carta e dell’inchiostro, figlie di Eva nel bene e nel male, fameliche della mela della conoscenza.

Beatrice ha molta fame e i testi accettati dalla legge del Padre non bastano, vuole sporcarsi le mani scavando anche in quei luoghi proibiti.

I libri possiedono una voce, non è vero Beatrice?

Ci blandiscono, ci seducono, i libri.

Penso al seme che germoglia dentro questo libro, un seme che non avrebbe possibilità di crescere se non ci fosse stato il prezioso concime della curiosità oltre ogni paura.

Se la mente di Beatrice non si fosse spinta ad infrangere certe barriere, per raggiungere il pensiero dei grandi filosofi del passato, se non avesse osato sviluppare radici solide di conoscenza, intrecciando dialoghi e scambi, allora il seme avrebbe trovato un terreno arido.

Vi starete domandando se Il libro di Eva è una storia che parla di libri. No, parla di libertà, di lotta, di sorellanza.

Siamo nel XVI secolo, in un convento e siamo in mille epoche diverse, nel cuore di mille donne oppresse dal patriarcato.

L’arrivo del libro misterioso e segreto è la condizione fantastica, ma non troppo, che porta alla luce culti antichi e mai dimenticati.

Un libro senza parole e senza storia, fatto di mille parole e antico quanto Eva.

Il libro di Eva non racchiude formule magiche, si espande dentro il cuore di chi già possiede la magia antica e il coraggio per riscrivere la storia.

Torture, roghi di libri, privazioni e dominazione psicologica sono il vessillo dei seguaci del Padre. Essi premono la mano per soffocare ogni forma di pensiero proveniente da un corpo femminile.

Silenzio, sottomissione e preghiera.

Quando il Figlio risorge, le donne, le Tre Marie, tornano dal sepolcro e raccontano agli uomini, ai discepoli del figlio, quel che è successo, ma loro non ci credono.

Non ci credono perché la parola è quella di una figlia di Eva.

La religione assume la forma di dittatura che mira a dominare ed estremizzare, ed io non posso fare a meno di pensare in quante epoche storiche si possono sovrapporre gli eventi del Libro di Eva, fino ad arrivare ai giorni nostri.
Eppure …

La ruota gira. Lei risorgerà.

L’alternativa all’oppressione è nel passato volutamente celato, è nella Verde Madre.

Colei che ama i suoi figli sotto ogni forma e che non è stata mai dimenticata.

Forse lo è stato il suo nome, ma il suo seme è stato tramandato con lievi sussurri fra le donne nel lavatoio, nel profumo delle erbe curative messe ad essiccare, nei racconti delle madri alle figlie prima di dormire, nell’amore donato senza niente in cambio.

Lei è sparita ed è sempre stata davanti ai nostri occhi, lei è il pensiero del cambiamento e della lotta ai soprusi , lei è la grande magia, è la Verde Madre, è la Dea Madre, è la donna, è Eva, è tutte noi.

Ho versato molte lacrime, mi sono a volte sentita sopraffatta dal dolore e ho avuto paura di non trovare la via d’uscita, ma un modo c’è sempre e supera ogni limite imposto.

Non smettere mai di credere, di conoscere, di essere.

Il libro di Eva

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Insieme a Marta, di Labirintando con Jana abbiamo fatto una diretta!

Abbiamo discusso di emozioni, simbolismi e altri aspetti che questo Il libro di Eva cela.

Ti invito ad ascoltare la registrazione sul canale di Labirintando con Jana.

La sua voce è un fruscio, un rombo, un sussurro; è la voce del libro, la voce degli antichi luoghi della Madre, la voce di Naiadi, driadi, sibille, veggenti, sfingi, sacerdotesse, profetesse, è la voce di Madre Chiara, di tutte le nostre madri, della Madre.

Il senso dell’alligatore. Un thriller di formazione ricco di suspense

Il senso dell’alligatore. Un thriller di formazione ricco di suspense

Nella mia carriera da lettrice raramente mi capita di leggere libri da annoverare nella categoria thriller. Perché? La risposta mi è sempre sembrata semplice: non mi entusiasmano, anzi tutto il contrario. La realtà è un’altra: sono semplicemente attratta da storie che non si fermino al puro meccanismo tipico del thriller, anzi ci deve essere molto di più. Ovviamente sono un’estimatrice del Re King ma…il mio sesto senso per la tragedia e la miseria del genere umano mi ha portata nel Vermont con Il senso dell’alligatore di Guido Sgardoli.

Fin dalle prime pagine mi sono subito sentita a mio agio tra le pagine di questo libro.

Ho pensato: Il senso dell’alligatore parla di casa mia, come è possibile?

Sono nata in un piccolo paesino in cui è davvero difficile che uno straniero riesca a fare breccia nelle dinamiche sociali del luogo; la mia famiglia è un incrocio di varie culture importate da periodi di prigionie e lotte nelle trincee.

Non è importante che io non sia nata in Vermont ma che ho sentito Wytaco come fosse davanti a me, pregi e svantaggi inclusi.

Dove tutti sono una famiglia ed è quasi un miraggio pensare che qualcosa non sia affare di tutti ma altrettanto vero conoscere i pozzi in cui i tuoi concittadini nascondono le loro personalità più sopite.

L’approccio a questo libro mi è sembrato quasi naturale, come vi dicevo, mi sono immersa nelle dinamiche della cittadina e nello stonato arrivo di Larry Novak in una comunità così raccolta su sé stessa da arrivare ad essere considerata, agli occhi di un estraneo, poco più che un covo di zotici.

Larry è un forestiero, the new kid in the town, quello che tutti pensano di sottovalutare perché non conosce come funziona il mondo di Wytaco.

È un veterinario e ha acquistato la casa che precedentemente apparteneva ad un collega più anziano, Elmer Elroy, che desiderava trasferirsi in uno stato più caldo e come dargli torto!

Ma Larry non è solo questo.

Il senso dell’alligatore parla di una vita spezzata, di pezzi di vetro dai bordi taglienti.

Una volta la vita di Larry era diversa e, di colpo, un camion l’aveva mandata in frantumi.

Il suo lavoro, la sua fidanzata, suo padre…tutto perduto e i sette anni di coma lo avevano derubricato nella sala d’aspetto infinita in cui finiscono coloro che sono sospesi dalla vita.

Doveva essere stato un miracolo a svegliarlo. Di conseguenza, ora, doveva trovare un luogo in cui vivere questa nuova esistenza.

Possibilmente una cittadina raccolta, dove non essere colui che si era risvegliato dopo sette anni di coma.

Chi, dopo un trauma, non ha desiderato vivere in un luogo dove poter far finta che tutto quello che era successo nella vita precedente non fosse mai accaduto?

Volere una Casa in cui ricucire se stessi senza doversi giustificare è La Necessità in molti casi.

“Sperava di tornare a casa.
Ci sperava, sebbene non ci credesse, così come non credeva a Babbo Natale o alla formica dei denti o agli alieni gentili come E.T., ma gli piaceva pensarci perché, finché non sai davvero se una cosa è vera o no, hai ancora la possibilità che lo sia.”

Per un attimo, qualche pagina e qualche capitolo Il senso dell’alligatore ricorda un romanzo di formazione o, per meglio dire un romanzo di ri-formazione.

Il racconto di una crisalide che tenta di passare al prossimo stato evolutivo.

Il mondo di Wytaco gira attorno agli affanni di Larry lasciandolo quasi “innocente” come un bambino nei confronti della tempesta che prima o poi arriverà.

Ognuno nel suo bozzolo è solo e rimettere insieme i pezzi non è operazione che possa essere imposta da altri ne tanto meno qualcuno possa obbligarti a ricucirli in una maniera che non sia tua.

Il dottor Novak crede di star facendo questo: affrontare i problemi come lui crede sia giusto per lui.

Per questo non si accorge dei lampi di luce.

Guido Sgardoli è un equilibrista che con perizia riesce a tenere Larry dentro la storia ma in una situazione sospesa nei confronti della cittadina.

Gli elementi che stanno addensando le nubi della storia sui tetti di Wytaco sono tutti davanti a voi.

Ed ecco che Il senso dell’alligatore, da narratore di crogiuoli di umanità sbeccate come la porcellana delle nonne che rimpinguano di torte di mele i loro nipoti, si appresta a divenire un palcoscenico di sospetti e manifestazione delle più oscure manifestazioni dell’animo umano.

A Wytaco, ogni tanto, un lupo sbrana una giovane vita e credere che si tratti di una triste serie di incidenti è sempre più difficile.

Il senso dell'alligatore

La parola all’autore: Ecco com’è nato il senso dell’alligatore.

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“Ma, purtroppo per lui, l’ultima lezione che il piccolo Stevie imparò nella sua vita terrena fu che non basta evitare di pensare a una cosa perchè quella cessi semplicemente di esistere.

E il lupo, infatti, se lo mangiò.”

L’isola dei battiti del cuore. Un romanzo che emoziona e supera ogni aspettativa

L’isola dei battiti del cuore. Un romanzo che emoziona e supera ogni aspettativa

Buongiorno Viaggiatori, finalmente sono pronta a parlarvi de L’isola dei battiti del cuore , l’ultimo romanzo che ha conquistato ogni parte del mio cuore, dove l’autrice emoziona e supera ogni aspettativa dopo il successo delle sue ultime pubblicazioni.

Laura Imai Messina ha la capacità di emozionare chi legge le sue storie, la sua scrittura ha il potere di coinvolgere il lettore regalando emozioni impossibili da dimenticare.

La storia di Shūichi e Kenta è piena di dolcezza e sentimenti profondi.

Tutto inizia con Shūichi, giovane illustratore di libri per bambini, che si trova ad affrontare il lutto della madre nella casa dove è cresciuto e che cerca di cambiare per renderla vendibile o affittabile.

Ed è qui che attraverso i suoi ricordi conosciamo sua madre, la signora Ono, una donna speciale.

Durante i lavori della ristrutturazione entra in scena il piccolo Kenta che vi ruberà il cuore!

Lui conosceva la mamma di Shūichi, con lei aveva un legame speciale, e con l’ ingenuità di un bambino di otto anni riesce a toccare le corde giuste per accordarsi al cuore già fragile dell’illustratore.

L’isola dei battiti del cuore è un romanzo davvero profondo, che con semplicità riesce a trasmettere messaggi dal valore inestimabile, e supera ogni aspettativa.

Una storia di amicizia che va oltre la differenza d’età.

Un romanzo introspettivo e formativo che consiglio a chi cerca emozioni.

Un uomo di quarant’anni e un bambino di otto si prendono cura l’uno dell’altro facendo vibrare le corde del cuore.

Sono felice che questo libro meraviglioso sia stato proposto per il Premio Strega 2023 da Antonio Pascale.

Ecco la sua motivazione:

Propongo L’isola dei battiti del cuore di Laura Imai Messina, pubblicato da Piemme, per tre motivi.

È un racconto originale e profondo, non ovvio, nemmeno scontato di un incontro, tra un illustratore di quaranta anni e un bambino di otto.

Ognuno lavora con i suoi strumenti, l’adulto con l’immaginazione e la fantasia, e il bambino col gioco, l’illogicità e una certa malinconia. L’incontro è proficuo per i personaggi del libro e per i lettori.

Il secondo motivo è il tema della memoria, tema ignorato da tanti, ma fondamentale perché se non riflettiamo su cos’è e come funziona la memoria non possiamo riflettere su chi siamo e dunque non possiamo raccontarci. Questo libro lo fa, è infatti anche un’indagine sulla memoria e dunque sulle possibilità della narrativa.

Il terzo motivo è l’isola di Teshima nel sud-ovest del Giappone, dove si trova l’Archivio dei Battiti del Cuore, meta dell’emozionante viaggio finale dei due protagonisti. Un archivio che raccoglie le pulsazioni di persone di tutto il mondo, l’archivio dei nostri cuori e delle differenze tra le varie pulsazioni, ogni pulsazione è un racconto, l’insieme è una memoria, l’archivio altro non è la fantasia e la bravura di Laura Imai Messina che ha scritto questo bellissimo romanzo che merita un riconoscimento.

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 Quest’isola è un cuore.

 Si contrae al battito irregolare delle onde.

 Le maree allungano la pulsazione, talvolta ne perdono una o due.

 Ma poi riprendono sempre.